Cani che cercano la Libertà
Sono recentemente venuta a sapere di una storia, quella di un cane scappato dalla gabbia in cui viveva.
Di storie come queste ce ne sono una infinità.
Sono molti i cani rinchiusi.
Ci sono cani chiusi in canili, qualcuno rimane pochi mesi, qualcun altro anni, i più sfortunati tutta la vita.
Qualcuno vive in altre tipologie di gabbie, ma molto simili alle prime.
Sono recinti, o piccoli box in giardini privati.
Per non rovinare il giardino, oppure perché non escano dal cancello di casa, o perché non sporchino i vestiti di chi entra in casa, passano la vita lì dentro.
Aspettano.
Aspettano che qualcuno li guardi, che gli porti da mangiare, che li faccia uscire di lì.
I più fortunati riceveranno una manciata di attenzioni al giorno o alla settimana.
Qualcun altro vive in gabbie fatte di muri, che chiamiamo case.
Ma da queste case noi possiamo entrare e uscire quando vogliamo, loro aspettano noi per poter uscire.
Molte volte non usciranno mai.
I più fortunati avranno la possibilità di uscire qualche volta al giorno.
Poi ci sono coloro che sono chiusi in gabbia dentro a un’altra gabbia, parlo ad esempio degli uccellini.
E la cosa che mi sconvolge di più è che siano le stesse associazioni di animalisti a non voler dare in adozione dei gatti a famiglie che gli darebbero la possibilità di entrare e uscire come vogliono.
La cosa che mi sconvolge di più è che in onore del voler” proteggere” la loro vita, siamo arrivati a convincerci che una vita in canile, sia meglio di una vita libera la fuori.
Ora, i casi sono molti ed è da vedere ogni specifica situazione.
Ma cominciamo a farci delle domande.
Siamo davvero indispensabili noi, per la vita dei cani?
Siamo così sicuri che TUTTI i cani preferiscano vivere con noi?
Magari in un appartamento in centro città, o chiusi in un box di canile, invece che liberi di trovarsi da mangiare, di farsi una famiglia, di rifugiarsi dove ritengono più opportuno?
Insomma, di vivere la loro vita.
La vita fuori dalle nostre case può assumere molte sfaccettature differenti. Può essere difficile, sì, anche rischiosa, ma diciamocelo, ammettiamolo, può essere anche molto più appagante.
Penso che sia il momento di rivalutare la chiave di valori, e sopratutto analizzare la situazione soggetto per soggetto.
Quindi quando sento che un cane è scappato dal canile, o da una situazione dove viveva e non stava bene, e si è fatto mesi di libertà trovando da sé il cibo, quando visibilmente stava meglio libero che in gabbia, magari è ingrassato, il pelo è migliorato, lo sguardo è rilassato, non penso povero cane speriamo che riescano a rimetterlo in salvo.
Penso piuttosto: “Se sei felice, non farti prendere”.
ATTEZIONE: NON STO PARLANDO DI CANI CHE VENGONO ABBANDONATI. QUESTA E’ TUTT’ALTRA FACCENDA.
Sto parlando di cani che scelgono e chiedono, con tutte le loro forze la libertà.
Noi con troppa semplicità, senza riflettere, in nome della sicurezza ci prendiamo la loro libertà, senza chiederci se è una scelta per loro adeguata.
Penso che ogni situazione sia a sé.
Ma dovremmo riconoscere la prigionia nella quale, a volte, li obblighiamo a vivere.
Fotografia di Lorenzo Zelaschi http://www.zelaschiphotography.com/
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