Little B
Little B ha vissuto in una gabbia molto molto piccola per due anni, quando è arrivato aveva il classico atteggiamento di un soggetto che non ha realmente vissuto.
Era abituato a osservare ma non a fare. Era come se avesse ancora intorno a sé quella gabbia.
Annusava molto, osservava ma non osava fare niente, non diceva la sua.
Era il cane perfetto, direbbero in molti.
Faceva esattamente ciò che gli era richiesto. Gli andava bene tutto, non si lamentava mai. Non cercava mai uno scontro con gli altri cani.
Dopo due giorni abbiamo cominciato a girare senza guinzaglio. Ad ogni passo mi guardava per paura che mi allontanassi. Mi guardava e si assicurava che fossi io a non scappare.
Con il tempo ha cominciato a esplorare e allontanarsi pur mantenendo contatto continuo con me e il resto del branco.
Con il passare dei giorni Little B si sentiva più integrato nel gruppo, cominciava a tirar fuori sé stesso, conoscersi, e diventare insopportabile.
Cominciava a sentirsi forse più sicuro, a testarsi, a testare le sue capacità e a sfidare.
Camminava per strada assumendo una postura da “bulletto del quartierino”.
In casa faceva pipì ovunque. Ringhiava a Joe e gli faceva pipì vicino. E joe a volte rispondeva girandosi dall’altra parte e continuando a dormire, altre volte litigavano.
Cercava lo scontro, il confronto. Insomma doveva recuperare tutto ciò che non aveva vissuto prima e per farlo avrebbe dovuto passare anche attraverso atteggiamenti “poco simpatici”.
E così Little B è diventato parte della famiglia.
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