Una bussola nel mondo

Una bussola nel mondo

Quel tatuaggio, sul mio braccio, mi ricorda di te, Ollly.

Mi ricorda la relazione che avevamo. E come una bussola mi ha guidato, in questa vita, per aiutarmi a ritrovare la strada, quando mi sono persa.

Persa e ritrovata più volte, nel mondo della cinofilia, degli animali, dell’educazione, dell’addestramento.

Nel mondo dell’ oppressione animale.

Avevo solo un obbiettivo, volevo solo aiutare gli animali.

E aiutare le persone a riappropriarsi di una parte di sé.

Di quella parte folle, animale, bambina, che si meraviglia per una farfalla, che si toglie le scarpe e cammina nell’erba, come nel fango. Che ride, sorride, si ferma, osserva, elabora.

Quella parte che sa stupirsi, e che non sa, cosa voglia dire comandare, farsi ubbidire o controllare.

Sarà che io non amo essere controllata, e fuggo, mi dimeno e mi ribello se qualcuno mi trattiene e mi “imprigiona”. Sarà questo che mi fa dimenare e ribellare dinanzi alla coercizione, oppressione e manipolazione animale.

Non penso ci sia una specie favorita.

E’ difficile, ed è in primis, una messa in discussione continua di me.

E’ difficile fare un passo verso l’altro.

E’ difficile lasciarlo agire, lasciarlo vivere e non controllarlo.

Ma si può fare.

Si può chiedere all’altro “chi sei?” invece di farlo diventare chi vogliamo noi.

Un passo alla volta, un piccolo passo.

Per ascoltare invece di controllare.

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